Concluso lo studio relativo alla domanda attuale e potenziale dei beni culturali a bassa affluenza e/o al di fuori dei circuiti tradizionali del turismo di massa, realizzato da Federculture per conto del MiBACT nell’ambito del Piano Strategico Nazionale sul Turismo 2017-2022.Lo studio, riferito alle regioni Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, ha riguardato i siti Unesco, i beni culturali meno frequentati, i borghi delle aree interne, le Ciclovie, i Cammini e le Ferrovie storiche.
I risultati evidenziano un quadro in chiaro-scuro. Evidenti le potenzialità, ma non sempre apprezzabili i risultati, soprattutto se misurati sotto il profilo delle ricadute socio-economiche nei territori interessati o rapportati all’impegno finanziario profuso.
O, forse, troppe le aspettative legate alla crescita del turismo. Ancora non basta una manciata di bed & breakfast per sovvertire il processo di spopolamento e invecchiamento in atto anche nei borghi più famosi e “certificati” da vari marchi.
Non solo estranei ai flussi turistici ma spesso anche alle comunità locali i beni culturali diffusi, nelle stesse località dove talvolta mancano centri di aggregazione e poli ricreativi. L’emigrazione dei più giovani, poi, fa venire meno la precondizione per lo sviluppo di quell’economia “creativa” e culturale invocata da più parti.
L’impressione è che l’enorme sforzo e la gigantesca macchina amministrativa che presiede agli investimenti dei tanti fondi FESR, FEASR, FSE, FSC, PAC…. poco possano in assenza di misure più incisive, capaci di incidere in maniera radicale sulla convenienza a trattenersi o, meglio ancora, trasferirsi nelle tante belle località del nostro Sud.